Tratto da "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono" di Francesco Petrarca (Dipinto: "Donna al tramonto del sole" di Caspar David Friedrich)
Credo
di non essere l’unico in questo mondo ad esser caduto nella trappola d’amore.
Giorni e notti trascorsi a inseguire una figura che continuava a fuggire come
nella realtà. È stato un continuo fantasticare, un continuo tendere a qualcosa
di irraggiungibile e, quanto più cercavo di avvicinarmi, tanto più perdevo me
stesso, sia come persona sia come poeta. Laura continua a correre libera e
leggera come una Ninfa, ma io non intendo continuare a soffrire per lei.
Le
molteplici speranze che quotidianamente mi allietavano si sono rivelate
completamente inutili, pura illusione. Le molteplici sofferenze che credevo
sarebbero cessate prima o poi e che speravo fossero preparazione a una gioia
inimmaginabile, anch’esse non hanno portato a nulla. È stato un sogno, solo un
sogno ingannevole, un sogno distruttivo. Ora mi ritrovo, così, a guardare
indietro, a quegli errori giovanili, di cui provo una grande vergogna.
Probabilmente sono stato oggetto di scherno e di riso di molti, ma come
biasimarli? Mi sembra, al momento, di aver quasi perso tempo, di aver gettato
all’aria anni che avrebbero potuto avere gioie ben diverse.
So
che qualcuno riesce a comprendere il mio stato, so di non essere l’unico ad
aver avuto questa triste esperienza. Non c’è cosa peggiore che darsi un
obiettivo, perseguirlo costantemente e non riuscire a raggiungerlo. Sapete bene
come ci si sente quando si prende consapevolezza di aver inseguito non tanto un
ideale, quanto un vero e proprio fantasma. Illusioni quotidiane, immagini
fantasiose, scene partorite dalla mente mi hanno accompagnato per molto, troppo
tempo. Tutto questo mi ha fatto perdere me stesso…
Non
ho potuto, infatti, evitare di dare voce alla mia penna per sfogare tutto ciò
che aveva invaso il mio cuore. Ora mi ritrovo davanti a delle carte che
sembrano essere state scritte da un pazzo. Un uomo che aveva perso la sua
bussola e camminava come un vagabondo. Che vergogna! Chiedo scusa in anticipo a
quanti leggeranno quelle rime e
rideranno di me. Ho recato oltraggio alle parole sottomettendole ai miei
desideri e alla mia perdizione.
Ma,
soprattutto, ho offeso Dio… inseguendo quell’immagine terrena, ho fatto di lei
il mio bene più grande e ho teso tutti i miei sforzi al fine di raggiungerla.
Non c’era nient’altro, non c’era niente di più importante. Mi sono dimenticato
di te, Dio. Invano ho pensato di porti sullo stesso piano di Laura e solo ora
capisco che, tra i due, solo Tu mi sei rimasto. Me ne fossi accorto prima!
Invece ho continuato a perseguire un piacere tutto terreno, tutto materiale,
che era solo sorrisi, abbracci, baci, parole suadenti, corpi… il piacere
voluttuoso è stato il mio unico interesse che mi ha persuaso e ammaliato
portandomi ben lontano dal Vero Bene… sono stato legato e trattenuto dalle
catene dell’amore umano e, solo dopo tanto tempo, quando non ho riconosciuto
più me stesso, quando ho capito di esser diventato niente di tanto diverso da
una serpe strisciante, ho compreso l’entità dell’errore giovanile.
Continuerò
a pentirmi, a vergognarmi e a tormentarmi per tutto ciò ma saprò di poter
tendere a qualcosa di più grande, di sublime…
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