giovedì 23 luglio 2015

*** Racconto n. 10: IO E DIO ***


Tratto da "Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono"  di Francesco Petrarca (Dipinto: "Donna al tramonto del sole" di Caspar David Friedrich)


Credo di non essere l’unico in questo mondo ad esser caduto nella trappola d’amore. Giorni e notti trascorsi a inseguire una figura che continuava a fuggire come nella realtà. È stato un continuo fantasticare, un continuo tendere a qualcosa di irraggiungibile e, quanto più cercavo di avvicinarmi, tanto più perdevo me stesso, sia come persona sia come poeta. Laura continua a correre libera e leggera come una Ninfa, ma io non intendo continuare a soffrire per lei.

Le molteplici speranze che quotidianamente mi allietavano si sono rivelate completamente inutili, pura illusione. Le molteplici sofferenze che credevo sarebbero cessate prima o poi e che speravo fossero preparazione a una gioia inimmaginabile, anch’esse non hanno portato a nulla. È stato un sogno, solo un sogno ingannevole, un sogno distruttivo. Ora mi ritrovo, così, a guardare indietro, a quegli errori giovanili, di cui provo una grande vergogna. Probabilmente sono stato oggetto di scherno e di riso di molti, ma come biasimarli? Mi sembra, al momento, di aver quasi perso tempo, di aver gettato all’aria anni che avrebbero potuto avere gioie ben diverse.

So che qualcuno riesce a comprendere il mio stato, so di non essere l’unico ad aver avuto questa triste esperienza. Non c’è cosa peggiore che darsi un obiettivo, perseguirlo costantemente e non riuscire a raggiungerlo. Sapete bene come ci si sente quando si prende consapevolezza di aver inseguito non tanto un ideale, quanto un vero e proprio fantasma. Illusioni quotidiane, immagini fantasiose, scene partorite dalla mente mi hanno accompagnato per molto, troppo tempo. Tutto questo mi ha fatto perdere me stesso…
Non ho potuto, infatti, evitare di dare voce alla mia penna per sfogare tutto ciò che aveva invaso il mio cuore. Ora mi ritrovo davanti a delle carte che sembrano essere state scritte da un pazzo. Un uomo che aveva perso la sua bussola e camminava come un vagabondo. Che vergogna! Chiedo scusa in anticipo a quanti  leggeranno quelle rime e rideranno di me. Ho recato oltraggio alle parole sottomettendole ai miei desideri e alla mia perdizione.

Ma, soprattutto, ho offeso Dio… inseguendo quell’immagine terrena, ho fatto di lei il mio bene più grande e ho teso tutti i miei sforzi al fine di raggiungerla. Non c’era nient’altro, non c’era niente di più importante. Mi sono dimenticato di te, Dio. Invano ho pensato di porti sullo stesso piano di Laura e solo ora capisco che, tra i due, solo Tu mi sei rimasto. Me ne fossi accorto prima! Invece ho continuato a perseguire un piacere tutto terreno, tutto materiale, che era solo sorrisi, abbracci, baci, parole suadenti, corpi… il piacere voluttuoso è stato il mio unico interesse che mi ha persuaso e ammaliato portandomi ben lontano dal Vero Bene… sono stato legato e trattenuto dalle catene dell’amore umano e, solo dopo tanto tempo, quando non ho riconosciuto più me stesso, quando ho capito di esser diventato niente di tanto diverso da una serpe strisciante, ho compreso l’entità dell’errore giovanile.


Continuerò a pentirmi, a vergognarmi e a tormentarmi per tutto ciò ma saprò di poter tendere a qualcosa di più grande, di sublime…

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