martedì 15 marzo 2016

Da Star Wars al Signore degli Anelli: la rivincita dei piccoli

«Da un grande potere derivano grandi responsabilità» diceva Ben Parker nel film Spiderman di Sam Raimi (2002). Lo sapeva bene Peter Parker che, in seguito al morso di un ragno alquanto speciale, si ritrova da un giorno all'altro ad arrampicarsi sui muri, a produrre ragnatele e a sviluppare i mitici "sensi di ragno"! Ma la storia del cinema e la signora Storia ci insegnano che non sono solo quelli dotati di grandi poteri a fare la differenza: a volte vi riescono anche i piccoli...

Ben Parker nel film di Sam Raimi


Basti pensare alla prima ed epica trilogia di Star Wars: l'episodio IV (Una nuova speranza) non si apre forse con i droidi C1-P8 e D-3BO in direzione del pianeta Tatooine per mandare un messaggio dell'Alleanza Ribelle al maestro jedi Obi-Wan Kenobi? È proprio la missione dei due droidi che si interseca con l'esistenza (fino ad allora) tranquilla di Luke Skywalker, futuro jedi che poterà i ribelli ad avere la meglio sul malvagio imperatore Palpatine.

I droidi C1-P8 e D-3BO


E a proposito dell'imperatore... nella trilogia lo vediamo mai in un trono che non sia la sedia di una nave galattica? Lo vediamo mai veramente governare da un trono di un palazzo, sito in un qualche suo quartier generale? Niente affatto... la narrazione segue le vicende dello jedi, della principessa Leila, di Ian Solo, Chewbecca e dei due droidi. All'inizio di ogni film si ha la sensazione che la ribellione è vicina all'essere soffocata. In poche parole la narrazione si focalizza sui piccoli, sul loro apparentemente minimo contributo alla Storia che, tuttavia, si rivelerà decisivo al punto tale da provocare conseguenze nelle politica stessa. Nel terzo episodio della trilogia (Episodio VI - Il ritorno dello jedi), i nostri eroi sarebbero periti se non fosse stato per i teneri e tenaci abitatori del pianeta Endor, gli Ewoks! E la scena finale, in cui si festeggia la fine dell'impero, è ambientata proprio sul pianeta degli Ewoks, lontano da palazzi e grandi piazze. Solo in una panoramica generale si intravedono folle in festa nei più disparati pianeti e si scorge una statua (probabilmente dell'imperatore) essere tirata giù. 

I bellissimi Ewoks!

Questa trilogia, insomma, parla del potere, parla della guerra, ma sembra essere lontana dai giochi di palazzo e dalle grandi sale del potere. Ci mostra come anche il più piccolo contributo può cambiare le sorti di un conflitto e ripristinare la pace!

Ne troviamo una conferma nella trilogia de Il Signore degli Anelli, ispirata ai romanzi di J.R.R. Tolkien. Può un hobbit, un tranquillo e pacifico essere che non supera i 120 cm di altezza, rivoluzionare il destino della Terra di Mezzo? Sì! Ne sono la prova Merry, Pipino, Sam e, soprattutto, Frodo, il portatore dell'Anello! Questi partono dalla lontana e, sembrerebbe, quasi ignota Contea per ritrovarsi in una missione più grande di loro: non mancano sofferenze e pericoli e, proprio quando tutto sembra precipitare, l'Anello viene distrutto da Frodo e Sam che scongiurano, così, il ritorno dell'oscuro signore Sauron. Non a caso, in chiusura del terzo episodio (Il Ritorno del Re), è proprio il re Aragorn insieme ai suoi sudditi ad inginocchiarsi agli hobbit!!! Tanto Tolkien quanto il regista Peter Jackson hanno avuto il merito di aver narrato la "rivincita dei piccoli"! Non sono solo i grandi a fare la storia: il coraggio, l'umiltà e la tenacia dei piccoli possono riuscire laddove una forza bruta o quintali d'oro hanno la peggio.

Aragorn e il suo popoli si inginocchiano agli hobbit

E forse anche noi, spesso pedine in una scacchiera di cui ignoriamo le dimensioni, non siamo degli hobbit? Sì, lo siamo... dovremmo, dunque, avere maggiore fiducia nelle nostre capacità: in noi giace probabilmente un'energia potenziale che aspetta soltanto di essere destata! Potremmo avere il potere di rovesciare imperi e forze oscure, forse basto solo volerlo...

lunedì 7 marzo 2016

*** Racconto n. 19: CHIACCHIERE IN METRO ***

Racconto tratto da "Sprecare la vita" di Charles Bukowski

La routine che ci rendi tutti schiavi di un meccanismo invisibile mi costringe quotidianamente a prendere la metropolitana per spostarmi da casa al luogo di lavoro e da qui tornare alla mia dimora. Dopo sei ore di stress, il colpo di grazia è dato da quei venti minuti… se sono fortunato trovo un posto a sedere, nella speranza che lo zaino di questo o di quello non urti il mio viso. Altrimenti divento uno dei tanti animali caricati per essere mandati al macello: l’uno ammassato all’altro, senza nessun pudore. E che dire di quell’inconfondibile odore della metropolitana? Che dire quando a questo si aggiunge la fragranza acida di qualche tizio che ha poca cura della propria igiene?



Passasse anche l’odore… la cosa peggiore sono le chiacchiere… la mattina la maggior parte mantiene il silenzio, rimpiangendo probabilmente il letto, maledicendo la mole di lavoro che l’attende… nel pomeriggio, invece, quando la stanchezza dovrebbe essere maggiore, sono tutti presi da un’insensata frenesia. E parlano, parlano, parlano… ci fosse un senso in quelle chiacchiere! Eccola, una giovane ragazza dai capelli biondi parla con la sua amica senza preoccuparsi del suo tono di voce e, quindi, di eventuali orecchie indiscrete come le mie: «No, vabbè! Ma non si rende conto! Gliel’ho detto, eh! Gli ho detto che può fare quello che vuole ma quando gli chiedo chi lo chiama o lo “whatsappa” devo saperlo! Non può farmi fessa! Si trovasse un’altra, io mi rifaccio la mia vita!» Quanti problemi questo cellulare! Eppure quella ragazza è così carina: possibile che il suo uomo le dia tanti problemi?

Una donna di mezza età, elegante nei modi e nell’abbigliamento, portando una mano tra i capelli indica il cellulare che regge con l’altra ad una donna che siede al suo fianco: «Guarda qua cosa ha avuto il coraggio di pubblicare questa!»
«Che ha scritto?»
«”Fatti i fatti tuoi che campi cent’anni"»
«No! … ma sicura che ce l’ha con te?»
«E con chi se no? Ma stavolta non mi trattengo… stavolta la distruggo… ora lo scrivo io, un bel post… sta a guardare…»

Ah… incommentabile… un giovane, invece, di non più di venticinque anni, ridacchia accompagnato da una graziosa amica. Il motivo del loro divertimento è che un tale di loro conoscenza ha trovato la compagna o moglie (non è dato saperlo) a letto con un altro uomo (sicuramente a loro noto). Cosa ci sarà mai da ridere? E non sapevo che anche gli uomini fossero così pettegoli…




O forse lo so, forse lo sono anch’io. Semplicemente, in questi momenti, non ho la forza di reggere i decibel delle vostre chiacchiere e dei vostri lamenti. Avete sempre problemi, sempre da compatirvi. Avete sempre da chiacchierare e sparlare. Prendete esempio da me, trattenete la vostra lingua e soprattutto i pensieri: vivrete più tranquilli e sereni.