Tratto dalla poesia "Alla sera" di Ugo Foscolo (Dipinto "Notte stellata" di Vincent Van Gogh)
Un’altra
giornata si è conclusa e io mi faccio accarezzare dall’oscurità. Mi sembra
quasi di vedere le sue lunghe e nere mani che si posano sulle mie spalle e,
come un bambino, mi faccio accompagnare… verrà il giorno in cui intraprenderò
veramente un viaggio da cui non tornerò mai più e, man mano che i giorni si
susseguono, la speranza di poterlo fare diviene sempre più viva nel mio cuore.
E ciò mi allieta… è la mia unica consolazione tra mille tristi pensieri…
Può
esserci la pioggia, può esserci il vento, persino la neve ma io non smetterò
mai di lasciare la mia casa per vedere il sole cadere dietro le montagne
lontane. Il sole si abbassa e la mia anima si risolleva perché so che il giorno
della mia morte, il giorno del Nulla eterno, si fa sempre più vicino. Non
faccio fatica a nascondere questo mio desiderio: desidero, senza ombra di
dubbio, morire. Ecco perché, ogni qual volta sopraggiunge la sera, io sento
qualcosa muoversi nel mio stomaco, poi percepisco il cuore battere sempre più
forte, le guance si accendono, le gambe cominciano a tremare. Se si leva una
brezza, sento caldo e freddo allo stesso tempo… forse la morte non è tanto
diversa da ciò che provo io in quei momenti!
Quando
vedo la luce solare scemare sempre più, tutta la rabbia, tutto il dolore, tutta
la sofferenza vengono meno. È il momento in cui riesco a rilassarmi veramente:
è il presagio di un sonno molto più lungo e profondo. È il momento in cui il
mio volto riesce finalmente ad abbozzare un sorriso, sicuro dell’inesorabile e
quanto mai prolifico scorrere del tempo. Così spalanco le mani, lascio che la
frescura mi investa, sperando quasi che mi trascini con sé. Resto in quella
posizione per diversi minuti apprezzando il susseguirsi dei secondi… a occhi
chiusi li conto e, in quel silenzio, riesco a godere dei ritagli di
quell’infinito che vado agognando. È un rituale quotidiano che merita una
costante dose di cura e meditazione.
Desidero
morire: questo me lo ripeto sempre. A che pro, infatti, continuare a vivere? A
cosa o a chi potrebbe giovare l’esistenza del triste Ugo? In molti ci siamo
illusi di veder cambiare le cose… pura illusione! Una grande delusione… quando
era concreta la prospettiva di poter essere finalmente liberi, il sogno è
svanito, spazzato via dalle salate onde della politica e della diplomazia. Per
un attimo abbiamo gustato il sapore di un piatto prelibato. È stato solo un
attimo… immediatamente quel piatto ci è stato tolto e ci è stata offerta la
solita immangiabile zuppa che, chiudendo gli occhi e tappandoci il naso, abbiamo
ingoiato…
Il
sogno dell’Italia agli italiani ha alimentato in noi vane speranze… ci
ritroviamo nella medesima situazione di prima (prima, cioè, dell’arrivo di
Napoleone) con la beffa di aver sognato a occhi aperti… ma, a tenere sempre
aperti gli occhi, ci si stanca… e, infatti, le palpebre si sono chiuse, poi
riaperte e, inesorabilmente, è svanito tutto ciò che vedevamo. Allora, perché
non dovrei invocare la morte? Perché non dovrei desiderare di morire? Non posso
far altro che adorare la sera e applaudire alla sua venuta. Se c’è una certezza
che non cadrà mai è il tuo arrivo quotidiano, o Sera! E, più volte tu giungi,
più si avvicina la “vera sera”, più io mi consolo…
Non
posso desiderare altro… solo morire… e, forse, avrò più giovamento dal morire
lontano dall’Italia tradita dai potenti…