Racconto tratto dalla poesia "I Gufi" di Charles Baudelaire
Nel
tornare a casa quando il sole è calato ormai da tempo e le strade si sono
svuotate del chiacchiericcio della folla e si sono riempite delle tenebre, non
è raro ascoltare in lontananza un suono veloce ma scandito e più volte ripetuto
nell’ombra. Non è possibile capire da dove arriva ma lo si percepisce come se
un qualche dio parlasse al mondo direttamente dal cielo. Sono le creature della
notte che, in quel momento, si animano e, probabilmente, lodano l’assenza di
rumori e partecipano a un mondo che è solo per i pochi che sanno apprezzarne la
tranquillità e il silenzio.
Certamente
non possiamo comprendere cosa vogliano dire i gufi con il loro bubolare! Alle
nostre orecchie quei versi appaiono troppo simili, se non uguali, nelle loro
diverse sequenze. Ma, come ho già detto, sono convinto che, in quel momento,
non stiano facendo niente di diverso che tessere le lodi dell’ordine della notte! Leopardi e Foscolo
non sono i soli autorizzati a celebrare la luna e la sera! Ho cercato di
documentarmi su queste strane creature attraverso qualcuno dei diversi libri
che questi anni stanno partorendo a ritmi indescrivibili. Le ricerche
scientifiche proliferano in maniera inimmaginabile e alcuni studiosi non hanno
tralasciato gufi, allocchi, civette e barbagianni…
Ebbene,
ho scoperto che, quando noi non possiamo notare questi animali, cioè nel corso
della giornata, loro se ne stanno tranquilli su un albero… se ne stanno lì in
silenzio e completamente immobili! Gli occhi, quando restano aperti, si muovono
a destra e sinistra a ritmo irregolare, ma è come se dormissero poiché non
emettono suoni. Meditano, questi attenti e silenziosi osservatori della realtà,
meditano! Nessuno sa cosa passa per la loro testa! Ma, di certo, hanno capito
che l’estraniarsi e il non mescolarsi con questo mondo è di gran lunga
preferibile al partecipare a questa caotica società.
Un
po’ come fanno anche gli albatros… che si divertono volando solitari e, nel
momento in cui planano giù, divengono oggetto di scherno agli occhi dell’uomo
che non può evitare di ridere di fronte a quella goffa bestiola. Anche i gufi
hanno capito la cosa giusta da fare! Sarà una caratteristica di chi è in grado
di volare! I gufi hanno capito che è meglio osservare la realtà quotidiana,
studiarla nella propria mente, criticarla nel proprio animo anziché mescolarsi con
essa. E quale vantaggio si avrebbe mai? Si sarebbe vittima di un fiume in piena
che continua a travolgere l’uomo moderno facendo danni a destra e a manca.
È
una società in perenne cambiamento… le strade sono piene di gente che va e che
viene e pare che l’unico motivo di gioia sia il progresso! Vi è una frenetica
ansia di cambiare… e, solo di notte, si apprezza davvero la tranquillità. Solo
nel buio, luogo per ubriachi, sì, ma anche per gli spiriti eletti, ci si ritrova
con se stessi prendendo le distanze da una società che si è smarrita e che ha
iniziato a venerare il dio del progresso e della tecnologia. Pian piano l’arte conoscerà
il suo tramonto e di noi poeti non rimarrà che un lontano e malinconico
ricordo.
I
gufi sono dei veri saggi: hanno preferito la pace e la tranquillità al caos, né
sembrano intenzionati a cambiare le loro abitudini. Non è un caso che questo
animale fosse caro ad Atena, la dea dell’intelligenza. Potessi essere un gufo:
di giorno sarei lontano da rumori, urla, pettegolezzi, insulti e bassezze; di
notte volerei libero con la consapevolezza di non dovermi mescolare con questo
mondo!