giovedì 28 maggio 2015

***RACCONTO N. 2: INSONNIA***


Tratto da "La sera del dì di festa" di Giacomo Leopardi (Dipinto: "Notte stellata sul Rodano" di Vincent Van Gogh)


Dalla finestra filtra la pallida luce della luna. Non riesco a dormire e continuo a fissare il soffitto della mia stanza. Se non fosse per i miei sospiri, ci sarebbe assoluto silenzio. Se non fosse per il tamburo che mi ritrovo in petto penserei di esser morto. Se non fosse per un leggero soffio d’aria che proviene dalla porta, crederei questa stanza essere la mia tomba. Eppure sono vivo! Un’altra giornata è trascorsa e, presto, alla luce della luna si sostituirà quella del sole.

Riesco a scorgere sul mio tavolino poco distante il profilo dei libri che mi hanno accompagnato in questa giornata: muti e, al tempo stesso, eloquenti amici, ve ne state lì immobili in attesa di esser sfogliati, incuranti delle gioie e delle sofferenze che contengono le vostre pagine, incuranti dei miei travagli. Ve ne state lì, baldanzosi, sicuri del vostro valore e della vostra utilità e di una probabile longevità che si prenderà gioco della mia vita: ahimè, sarò morto prima di aver potuto leggere tutto! Ve ne state lì a raccogliere polvere: oggetti muti ma profondi come voragini infernali in cui perdersi con il rischio di non ritrovare più se stessi. Ve ne state lì, compagni a cui non posso parlare! Se solo sapeste cosa mi strugge…

Che silenzio! Recanati dorme… come sempre! Questo silenzio tradisce la vivacità delle ore passate. È stata una giornata di festa… gioia, divertimenti, svaghi: ipocrite manifestazioni di una labile felicità. Ho scorto diversi volti raggianti. Come un estraneo mi sono fatto spazio tra la folla e ho osservato, ho osservato. Ho raggiunto un angolo della piazza e ho studiato gli sguardi di ognuno ma non riesco a credere che fossero davvero felici. I bambini forse… ma i più grandi? No, non lo erano… non era difficile cogliere una piccola ombra tra le pieghe dei loro volti… e più la giornata trascorreva, più quell’ombra avanzava… probabilmente causata dal pensiero dell’approssimarsi del giorno feriale. Più li osservavo, più mi convincevo che non era insensata questa mia infelicità.

Toh! Sento provenire dalla strada una melodia. Un artigiano forse che torna alla sua dimora canticchiando? Così inaspettato appare all’orecchio mio questo suono… come imprevisto è stato quello sguardo che ho intercettato… Stavo quasi lasciando la folla ai suoi sollazzi quando ti ho vista. Io non so chi tu sia, ignoro il tuo nome. Lo stesso tuo volto pian piano sbiadisce nella mia mente… poco importa! La mia fantasia continuamente lo ridisegna: quale gran piacere nel muovere la matita dell’immaginazione! Eri lì con il tuo vestito bianco svolazzante a danzare assieme ai tuoi compagni. I tuoi capelli scuri e mossi volteggiavano leggeri assieme a te. Non so quanto sono rimasto ad osservarti: sono stato lì fermo per un lasso di tempo che mi è sembrato infinito. Di certo tu continuavi a danzare ignara di me. Tuttora starai dormendo tranquilla non sapendo le vie percorse dalla mia mente per raggiungerti. O forse sei ancora sveglia? Forse stai pensando a quanti ti hanno osservata oggi, a quegli sguardi che, magari, hai ricambiato con uguale piacere. Certamente non pensi a me…

No, non pensi a me. Vorrei alzarmi da questo letto, gridare, urlare, buttarmi a terra! Ed ecco che il ricordo di te appare terribile e piacevole al tempo stesso. Sublime… forse avrei bisogno di così poco per poter stare meglio. Forse l’uomo ha bisogno di un volto per stare bene. Forse non gli basterebbe la semplice immaginazione o il semplice ricordo, forse avrebbe bisogno di desiderare e conquistare quel volto. Forse avrebbe bisogno di poterlo toccare e saperlo suo… Forse mi basterebbe così poco… o così tanto…

Continuo a non prendere sonno e il tempo passa. Un'altra festa è passata, un altro giorno trascorre, un altro anno si completerà ed io non avrò desiderato altro che morire schiacciato da questi tristi pensieri.

martedì 26 maggio 2015

WORK IN PROGRESS


Prossimo racconto il 28/05/2015, tratto da uno dei più famosi componimenti di Giacomo Leopardi!

giovedì 21 maggio 2015

*** RACCONTO N. 1: Perso nella pineta****



Tratto da "La pioggia nel pineto" di Gabriele D'Annunzio

È buio. Non si vede niente e intorno a me c’è la guerra. Il cielo ruggisce come se dovesse rovesciare il mondo intero nell’abisso. Proiettili d’acqua cadono su di me: uno dopo l’altro, testardi, non si stancano di colpirmi. È una raffica continua. Sento freddo. I vestiti pesanti, completamente inzuppati di pioggia, aderiscono completamente al mio corpo: è una nuova pelle e io mi sento nudo. Con la mia nuova muta cerco di farmi strada strisciando lungo lo spazio attorno a me. A volte mi sembra di scontrarmi con una ruvida corazza. Altre volte le mie mani incontrano lame taglienti. I miei piedi sono trattenuti da dure corde. E cado e mi rialzo. E cado e mi rialzo.

Non è sempre buio. Per fortuna… i lampi nel cielo mi permettono di prendere coscienza di ciò che mi circonda. Brevi bagliori ma utili ad orientarmi. Piccole istantanee che mi guidano nell’impervio cammino. Qua e là si stagliano davanti a me alti tronchi. Faccio qualche passo e mi appoggio alla loro scabra corteccia. Porto lo sguardo verso l’alto: le loro chiome si agitano, infastidite dal pianto incessante del cielo. Guardo verso il basso: oscuri cespugli qua e là si frappongono ai miei timidi passi. Continuo lungo il mio percorso, incerto sul prosieguo. Ora mi fermo, ora mi appoggio, ora attendo… e dopo la luce il boato… e si torna nell’oscurità.

L’aria è permeata da diversi odori: ridenti fantasmi che lasciano la loro scia profumata. Fiuto il  ginepro. Tuttavia il mio naso è attratto da un odore molto più forte ma gradevole. Mi riesce difficile, all’inizio, riconoscerlo ma poi mi è ben chiaro: ginestra. Lo sento, lo sento bene. È qui, è intorno a me, è dentro di me. Pare si voglia prender gioco della guerra che il cielo ha mosso contro il mondo. Inspiro profondamente: è il mio nuovo ossigeno e la mia unica speranza. Ne sono saturo ma non mi basta. Come uno dei tanti alberi attorno a me, mi lascio scavare la mia corteccia affinché diventi  la mia nuova linfa. Man mano che cammino, se possibile, diventa sempre più intenso, come se volesse guidarmi. Dimentico dei tronchi e dei rovi, del tutto insensibile alla pioggia e al freddo, mi faccio strada e, con inaspettata scaltrezza, avanzo a rapidi passi, sicuro dell’approssimarsi di una meta la cui posizione ignoro ma che so esistere.

Non so quanta strada percorro ma, a un tratto, mi accorgo che il cielo si è placato. Solo le foglie e i rami continuano ad alleggerirsi del loro carico di acqua battendo a ritmo irregolare sul mio corpo. Quando ha smesso di piovere? Non lo so, non me ne sono accorto. Piano piano noto che l’oscurità diventa sempre meno fitta. Mi sembra di essere un pipistrello che si fa strada tra le ombre. E da lontano sento parlare i miei compagni: rane e cicale mi incoraggiano per l’ultimo tratto di via da percorrere. Proseguo lento, non per paura, ma per l’emozione. Sento di essere ormai vicino. Alla mia destra gli alberi, avvolti da un tiepido manto di luce che prende sempre più coraggio, sembrano essere immersi in un sonno più tranquillo dei loro fratelli alla mia sinistra. Vado avanti. L’odore di ginestra si fa sempre più forte e dolce al tempo stesso.


Giungo in una radura e, in mezzo, ci sei tu, Ermione. Le tue chiome auliscono di ginestra. Vi affondo dentro tutto me stesso: mi sembra di precipitare ma la cosa non mi spaventa. Non ho più paura, non temo più nulla se non di perdere quel profumo. Precipito e non mi schianto. Precipito e non mi basta mai, o Ermione…

martedì 19 maggio 2015

La nascita del blog

Mi è capitato di avere a che fare con studenti del liceo le cui professoresse assegnavano loro dei compiti molto creativi: dovevano semplicemente inventare un racconto a partire da una poesia! Lì per lì mi sono stupito perché poche volte, nella mia esperienza scolastica, ho avuto modo di esprimere la mia fantasia in questo modo. E così mi si è accesa la lampadina! Perché non intraprendere un percorso che riprendesse le poesie più famose e studiate? Perché non parlare in prima persona con la voce dei poeti? Perché non impugnare, per un giorno, la loro penna? Se le poesie potessero parlare nasce così… è tutto frutto della mia fantasia e, da piccolo narratore quale sono, condividerò pensieri ed esperienze (veri e meno veri) dei poeti con tutti voi!

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lunedì 18 maggio 2015

Benvenuti in "Se le poesie potessero parlare..."

Le poesie... fin da piccoli le studiamo a scuola, ne impariamo persino a memoria alcune. Commenti, parafrasi, analisi... siamo quasi "costretti" a entrare nella mente di poeti maledetti, innamorati, sofferenti e depressi...

A volte, anche se tristi, siamo incantati dalla profondità dei loro versi. Per saperne di più approfondiamo la vita dei poeti, andiamo alla ricerca di curiosità. Ci ritroviamo, così, a desiderare di avere più informazioni su di loro e, magari, quei pochi versi non ci bastano. Vorremmo capire, sapere, di più. Che cosa passava davvero per la mente di quelle persone? Possibile che racchiudessero in un limitato numero di versi tutto ciò che sentivano dentro?

Questo blog nasce dalla volontà di scavare nell'animo dei poeti più famosi che ci hanno donato gli esempi più grandi della storia della letteratura. I vari post cercheranno quindi di assumere il punto di vista dei poeti e di comunicare ciò che ha ispirato le loro poesie.

Si tratta di puri esercizi di scrittura creativa che non vogliono sostituirsi all'insegnamento dei professori a scuola. Non si vuole, pertanto, avere la pretesa di spiegare gli autori e illustrare il loro pensiero attraverso questi racconti inventati. Si partirà, piuttosto, dai loro componimenti per elaborare dei piccoli racconti che, a loro volta, potrebbero essere spunto per ulteriori storie...

L'obiettivo è soltanto quello di intrattenere i lettori e (perché no?) ricevere i loro consigli, suggerimenti e racconti! Vogliamo usare semplicemente la fantasia prendendo le sembianze dei grandi poeti del passato e immaginandone pensieri, parole, emozioni, esperienze...

Buona lettura!