Tratto da "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale"
di Eugenio Montale
Il dipinto è "Spirits by the lake" di Leonid Afremov
Ed eccomi qui, ora sono
rimasto da solo e nient’altro mi è rimasto che il ricordo di te. La mia dolce Mosca … ricordi di quando eri solita ronzarmi intorno? Questo lungo percorso
che insieme abbiamo vissuto, le emozioni, le gioie, i dolori e tutte le
sorprese che la vita ci riservava: ne abbiamo fatta di strada!
Contro tutte le avversità
che il destino ci lanciava contro, eravamo uniti, pronti a tutto lungo questo susseguirsi
di gradini costellato di deformazioni e ostacoli, giuro che sarei inciampato e
caduto parecchie volte, mai mi sarei rialzato se tu non ci fossi stata, perché
eri tu colei che guidava i miei passi, la mia luce su questa via che ora sembra
così oscura, tale da sembrare una selva infernale.
Con te ogni cosa sembrava
più semplice, mi davi forza grazie alla tua saggezza che tanta fiducia ispirava
dentro me, tutto aveva senso e ogni cosa aveva il suo posto, ma ora…
Ora niente ha più senso:
ho dentro un vuoto incolmabile che mi trascina sempre più in basso. Non sono
ancora arrivato alla fine del cammino, eppure sono costretto a procedere da
solo e questa scalinata non fa altro che diventare più ripida. Se mi guardo
indietro posso notare che il cammino si perde in lontananza a vista d’occhio,
tuttavia estremamente breve è stata la durata, ogni giorno della mia vita fino
a questo momento trascorreva nella dolcezza, così velocemente, così fuggevole
ma così dolce ed io ero così felice in quella quotidianità fatta di piccole
cose, godendo della tua compagnia…
E perché mai dovrei
continuare se ogni cosa ha perso il suo senso? Guardandomi attorno posso vedere
questa marea caotica di persone con lo sguardo fisso verso il basso, contenitori
inanimati le cui menti sono occupate dalle preoccupazioni più futili di questa
vita, le cose terrene che per me non hanno più alcun senso. Già, guardali,
corrono come formiche dentro un formicaio, preda delle cose sensibili che la
superficie lascia vedere, senza alcun interesse in quello che la realtà davvero
è, poiché solamente ciò che i sensi mostrano essi riescono a credere sia vero.
Ma tu, mia cara Mosca, tu invece vedevi bene: non con
gli occhi, certo, ma riuscivi a penetrare nel cuore stesso delle cose; laddove
gli altri si fermavano con atteggiamento superficiale a ciò che appariva, tu
eri capace di osservare oltre il velo andando in profondità nel guardare le
cose. Era questo che ti rendeva saggia e perciò eri tu colei che doveva essere
al mio fianco.
Ci siamo sorretti a
vicenda in questo percorso, ma tu eri il sostegno di tutto. Il tuo acume così
vivace era ciò che ti dava così tanto valore e per questo tu eri la mia guida.
Non so cosa mi aspetta
adesso: anche se tutto il percorso fatto è stato lungo e pieno di avventure,
ora la sua durata sarà estremamente lunga, ogni istante si dilaterà e il vuoto
che si è creato dentro darà luogo ad un’infelice agonia. È stato un lungo
cammino, ma è sembrato un arco di tempo così breve, troppo velocemente te ne
sei andata! Questa scalinata diventerà sempre più lunga, troppo sarà il tempo
necessario per percorrerla.
Non so se sarò in grado
di arrivare alla conclusione di questo viaggio senza di te, ma una cosa la so:
solo il ricordo di te, dei momenti passati insieme e l’amore che abbiamo
condiviso costituirà in questo lungo cammino il rimedio contro questo vuoto,
così opprimente e così oscuro, che minaccia di afferrare in una morsa il mio
animo.
Il ricordo dei tuoi occhi
che così dolcemente hanno penetrato nel mio cuore illuminerà i gradini
squarciando l’oscurità.