Racconto tratto dal "Cantico delle Creature" di San Francesco d'Assisi (1181-1226). Il dipinto è "Stimmate di san Francesco", di Gentile da Fabriano (1370-1427). L'immagine sottostante è di Giotto (1267-1337): l'affresco, realizzato nella Basilica superiore di Assisi, rappresenta la predica di san Francesco agli uccelli.
Un’altra
giornata si è conclusa e, sebbene io stia in questo luogo da molti giorni,
giurerei di non conoscerne ancora i particolari. Mi basta spostare lo sguardo
di qua o di là per cogliere un dettaglio che mi è sfuggito: a seconda della
provenienza della luce questi alberi e queste rocce appaiono diversi e sembrano
comunicare qualcosa di diverso. E così mi fermo a contemplare lo spettacolo che
mi circonda… per svariati minuti mi dimentico di fratello Leone e del dolore
che affligge le mie mani… resto ipnotizzato da questo incanto e lascio che la
natura mi parli…
E
io sono tutto orecchi… le foglie vibrano, i rami ondeggiano, il fiume in
lontananza rumoreggia, talvolta una volpe o una lepre esce di corsa da un
cespuglio e mi concede l’onore di avvicinarmi, gli uccellini cinguettano
festosi nell’aria, i fiori brillano con i loro colori, la terra emana i suoi
odori piacevoli e profondi… allora lo capisco… capisco che tale bellezza è il
preannuncio di qualcosa di più grande… capisco che, in questa vita, posso
pregustare quello che sarà il Paradiso… allora cado sulle ginocchia commosso e
ringrazio Dio per quello che ha fatto per noi… la mia preghiera, per quanto
nasca da un cuore umile e sia pronunciata da una lingua che non troverà mai le
parole giuste, ha l’impudenza di porsi a rappresentanza dell’umanità tutta.
Ringrazio
Dio per tutto quello che ci ha dato: il sole, la luna, le stelle, il vento,
l’acqua, il fuoco… sono nostri fratelli, non ci sono estranei perché noi
viviamo con e grazie a loro… ci hanno accolti, ci accolgono ogni giorno: come
potremmo non riconoscere tutto ciò che fanno per noi? Da loro traiamo il nostro
sostentamento ma, soprattutto, essi partecipano alla bellezza della Creazione.
Dio, cosa hai fatto? Dio, quanto ci ami? Dio, quanto non ti amiamo? Ci hai
fatti liberi e ci hai donato questa meraviglia. Tensioni, gelosie, rancori e
litigi spesso ci fanno dimenticare, ci fanno chiudere gli occhi… ma basta
fermarsi un attimo e guardarsi attorno: il trionfo della bellezza! Io ne sono
estasiato e, finché avrò respiro, canterò la mia lode a Te, Signore!
Ti
ringrazio, dunque, anche per queste sofferenze che mi onorano e m’imbarazzano
perché non sono degno di condividere il Tuo supplizio. Ma so che questo dolore
eleva il mio spirito perché non c’è grandezza senza dolore, vittoria senza
sacrificio. E so bene che quanti sopportano e patiscano con fede, da Te
riceveranno una corona di luce lassù…
Ti
ringrazio anche per la stessa morte che ho imparato a non temere grazie a Te. San
Paolo ha detto che «L’ultimo nemico che
sarà sconfitto sarà la morte» (1 Cor 15, 26): il Tuo sacrificio, infatti,
ci ha tolto anche questa paura, la Tua Passione ci ha donato la speranza nella
Resurrezione. Per questo non ho paura di morire e cercherò di affrontare il mio
congedo da questo mondo con il sorriso di chi si appresta a incontrare il Padre
che tanto ha dato ai suoi figli. Morirò felice perché Ti incontrerò, finalmente
Ti vedrò. Morirò felice perché, colmo del Tuo amore, saprò amare ancora di più.
Colmo del Tuo amore, gusterò una gioia eterna. Seguendo il Tuo esempio, ho
avuto tanto da questa vita e altro non desidero che far fruttare questo piccolo
tesoro nella Gerusalemme Celeste: infatti «per
me il vivere è Cristo e il morire è un guadagno» (Fil. 1, 21).
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