giovedì 4 giugno 2015

***RACCONTO N. 3: INCONTRI***


Tratto da "A una passante" di Charles Baudelaire (Dipinto: "Persone che si incontrano" di August Macke) 


Non è raro fare un incontro casuale e poi pensarvi costantemente per tutto il resto della giornata. Questa mattina passeggiavo urtando un tizio a destra e un altro a sinistra per farmi spazio tra la massa di persone che affollava le strade. Non oso immaginare l’enorme numero di volti che ho intravisto… tante vite che si incontrano nello stesso istante e nello stesso luogo… esistenze che si intersecano… ognuno con il proprio passato, con i propri legami, i propri sentimenti, le proprie speranze e i propri obiettivi. Migliaia di corpi (quasi) pensanti che si affannano per qualcosa e che si ritrovano a condividere parte del proprio tempo e anche un brevissimo tratto di cammino.

Marciano ignorandosi l’un l’altro non sapendo, magari, che quello che si affretta al loro fianco ha le stesse paure. Un altro tizio prosegue non sapendo che l’uomo che lo ha appena superato è stato amante di sua moglie prima ancora che si conoscessero. Una bella donna cammina altezzosa non curante degli sguardi compiaciuti di una combriccola di ragazzi. In qualche modo, nonostante si tratti di perfetti sconosciuti, queste persone stabiliscono una fitta rete di connessioni, a volte momentanee, a volte più profonde di quanto si immagini… oscura e invisibile.

Proprio questa mattina mi è capitato di instaurare una simile connessione. Non ho potuto fare a meno di notare tra la folla una donna… era alta, la pelle chiara come neve, i capelli neri come la notte. Il rossetto scuro partecipava alla pallida armonia del viso. I lineamenti erano graziosi, il corpo ben slanciato… vestiva a lutto… il nero dei vestiti non mi ha fatto pensare a qualcosa di diverso. E lì ho incominciato a pormi mille domande… chi ha perso? Il marito, il figlio, il padre, la madre? Mille interrogativi che non troveranno una risposta…

Camminava con fare austero, sicura di sé, ma allo stesso tempo un velo di malinconia era adagiato sul volto… il lutto non sarà stato così lontano… In quel momento camminava sollevando l’orlo della gonna e io ho potuto ammirare le sue gambe… bellissime, come se fossero state scolpite da Canova in persona… è stato un attimo… io ho notato quella donna tra decine e decine di persone… in quel momento non c’era nessun altro… solo io e lei… forse, se avessi rivolto lo sguardo alla mia destra, avrei visto una donna ancora più bella, formosa e felice… non potrò mai saperlo perché le connessioni che costruiamo quotidianamente non permettono di tornare indietro ma si intersecano a caso e noi non possiamo far altro che subirle e apprezzarle.

È durato un attimo ma una miriade di pensieri ha invaso la mia testa. Innanzitutto la contemplazione… come non ammirare e venerare quel volto bellissimo e quel nobile portamento? Poi compassione… come non provare un pizzico di malinconia di fronte al suo dolore? Poi curiosità… come si chiamava? Chi era? Quanti anni aveva? Era sposata o fidanzata? Perché si trovava lì? Dove stava andando? Qualcuno la stava aspettando? Avrebbe accettato che io la accompagnassi? Avrebbe gradito una passeggiata insieme al parco? … insomma: avrei potuto avere una relazione con lei? Magari sarebbe stata la più felice e fortunata delle mie relazioni!


A tutti questi dubbi non troverò mai risposta perché lei è andata via percorrendo una strada a me oscura. È andata via e, per quanto io abbia stabilito una connessione con lei, per quanto continui imperterrito a tener vivo questo legame, non sarà possibile ripristinarlo… a meno che il caso non faccia incrociare nuovamente i nostri destini ma le probabilità sono ridotte davvero al minimo! Continuerò a pensare per un po’ a lei come a un’opportunità persa e a un’occasione mancata consapevole che la Storia non si fa né con i “se” né con i “ma” e che potrò rivivere (purtroppo o per fortuna, non lo so!) un numero indefinito di esperienze simili nei giorni a venire.

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