Tratto da "A una passante" di Charles Baudelaire (Dipinto: "Persone che si incontrano" di August Macke)
Non
è raro fare un incontro casuale e poi pensarvi costantemente per tutto il resto
della giornata. Questa mattina passeggiavo urtando un tizio a destra e un altro
a sinistra per farmi spazio tra la massa di persone che affollava le strade.
Non oso immaginare l’enorme numero di volti che ho intravisto… tante vite che
si incontrano nello stesso istante e nello stesso luogo… esistenze che si
intersecano… ognuno con il proprio passato, con i propri legami, i propri
sentimenti, le proprie speranze e i propri obiettivi. Migliaia di corpi (quasi)
pensanti che si affannano per qualcosa e che si ritrovano a condividere parte
del proprio tempo e anche un brevissimo tratto di cammino.
Marciano
ignorandosi l’un l’altro non sapendo, magari, che quello che si affretta al loro
fianco ha le stesse paure. Un altro tizio prosegue non sapendo che l’uomo che
lo ha appena superato è stato amante di sua moglie prima ancora che si
conoscessero. Una bella donna cammina altezzosa non curante degli sguardi
compiaciuti di una combriccola di ragazzi. In qualche modo, nonostante si
tratti di perfetti sconosciuti, queste persone stabiliscono una fitta rete di
connessioni, a volte momentanee, a volte più profonde di quanto si immagini…
oscura e invisibile.
Proprio
questa mattina mi è capitato di instaurare una simile connessione. Non ho
potuto fare a meno di notare tra la folla una donna… era alta, la pelle chiara
come neve, i capelli neri come la notte. Il rossetto scuro partecipava alla
pallida armonia del viso. I lineamenti erano graziosi, il corpo ben slanciato…
vestiva a lutto… il nero dei vestiti non mi ha fatto pensare a qualcosa di
diverso. E lì ho incominciato a pormi mille domande… chi ha perso? Il marito,
il figlio, il padre, la madre? Mille interrogativi che non troveranno una
risposta…
Camminava
con fare austero, sicura di sé, ma allo stesso tempo un velo di malinconia era
adagiato sul volto… il lutto non sarà stato così lontano… In quel momento
camminava sollevando l’orlo della gonna e io ho potuto ammirare le sue gambe… bellissime,
come se fossero state scolpite da Canova in persona… è stato un attimo… io ho
notato quella donna tra decine e decine di persone… in quel momento non c’era
nessun altro… solo io e lei… forse, se avessi rivolto lo sguardo alla mia
destra, avrei visto una donna ancora più bella, formosa e felice… non potrò mai
saperlo perché le connessioni che costruiamo quotidianamente non permettono di
tornare indietro ma si intersecano a caso e noi non possiamo far altro che
subirle e apprezzarle.
È
durato un attimo ma una miriade di pensieri ha invaso la mia testa.
Innanzitutto la contemplazione… come non ammirare e venerare quel volto
bellissimo e quel nobile portamento? Poi compassione… come non provare un
pizzico di malinconia di fronte al suo dolore? Poi curiosità… come si chiamava?
Chi era? Quanti anni aveva? Era sposata o fidanzata? Perché si trovava lì? Dove
stava andando? Qualcuno la stava aspettando? Avrebbe accettato che io la
accompagnassi? Avrebbe gradito una passeggiata insieme al parco? … insomma: avrei
potuto avere una relazione con lei? Magari sarebbe stata la più felice e
fortunata delle mie relazioni!
A
tutti questi dubbi non troverò mai risposta perché lei è andata via percorrendo
una strada a me oscura. È andata via e, per quanto io abbia stabilito una
connessione con lei, per quanto continui imperterrito a tener vivo questo
legame, non sarà possibile ripristinarlo… a meno che il caso non faccia
incrociare nuovamente i nostri destini ma le probabilità sono ridotte davvero
al minimo! Continuerò a pensare per un po’ a lei come a un’opportunità persa e
a un’occasione mancata consapevole che la Storia non si fa né con i “se” né con
i “ma” e che potrò rivivere (purtroppo o per fortuna, non lo so!) un numero
indefinito di esperienze simili nei giorni a venire.
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