Racconto tratto dalla poesia "Giunto è già 'l corso della vita mia" di Michelangelo Buonarroti (Dipinto "Giudizio Universale", Cappella Sistina, Vaticano)
Posso percepire il
tempo scorrere inesorabile e avverto che ormai la mia vita sta giungendo al
termine della sua corsa: il filo della mia vita sta per essere spezzato ed io,
dopo aver percorso il mio cammino, mi avvio verso la Morte che attende ogni mortale.
Come un marinaio, ho
solcato molte acque: acque calme e pacifiche, limpide che splendevano alla luce
del sole, ma anche acque torbide e burrascose, agitate da venti impetuosi che
scuotevano la fragile barca sulla quale viaggiavo… eppure alla fine del mio
viaggio ancora non so cosa troverò!
Ora che la meta è ormai
vicina, non so a cosa sto andando incontro e sento che la mia imbarcazione,
logorata dalle intemperie e dagli anni, sta per solcare mari coperti di fitta
nebbia che nulla lascia trasparire e, trasportato da un’ineluttabile corrente, sto
per approdare all’ignoto.
Corpo e anima stanno
per abbandonare questa vita… eppure non la morte del corpo, misero, vecchio e
caduco, è ciò che maggiormente tormenta la mia mente, quanto invece la sorte
della mia triste anima!
Cosa succederà a questa
infelice quando dovrà incontrare il giudizio divino e a Lui dovrò rendere conto
di ogni mia azione malvagia o buona?
La mia vita è stata
riempita dall’Arte, essa mi ha colmato di una grande gioia nel fiore dei miei
anni, in essa proiettavo tutto me stesso, in ogni mia sensazione, soprattutto
quando si trattava di estrarre l’opera dalla dura pietra.
L’Arte ha governato la
mia vita, ne è diventata padrona, l’ho adorata e glorificata come una dea;
eppure, al termine dei miei giorni, mi chiedo se questo atteggiamento non mi
abbia danneggiato, se tutti quei dolci pensieri non fossero vani, nonostante il
grande gaudio che essi infondevano dentro di me.
Purtroppo neanche
l’Arte mi ha dato risposte, non ha diradato la foschia dell’incertezza verso la
quale mi avvio. Sospinto dalla corrente, non posso far altro che procedere
verso un fato incerto: niente mi ha potuto salvare dall’atroce sofferenza del dubbio.
Alla fine, quindi, non
mi resta che volgermi avanti verso questo mare di nebbia con la mia
imbarcazione per abbracciare la fine, con tutte le paure e le conseguenze che
ne possono derivare. L’unico pensiero che offre consolazione al mio animo
tormentato è la misericordia divina per la quale Dio, con le braccia aperte
sulla croce, abbracciò ognuno di noi, rimettendo i nostri peccati: a Lui affido
il mio spirito e innalzo questa preghiera affinché possa concedermi la pace che
duramente e instancabilmente ho ricercato per tutta la mia vita.
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